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Se decidessimo di fare un viaggio in giro per il mondo, ci accorgeremmo di quanti tipi di olio esistano, oli che cambiano in base alla cultura, l’ambiente, il clima, la natura e la vegetazione.

La scelta dell’olio nell’alimentazione cambia in base a diversi fattori: cultura, ambiente, clima e vegetazione.

Nelle zone mediterranee, visto il clima mite e ideale per la coltivazione di alberi di ulivi, troveremo una maggiore presenza di olio di oliva, un olio che si sposa alla perfezione con la cucina tipica dell’area, sia per condire una pietanza a freddo che per la cottura. 

Molto in uso, poi, sono gli oli vegetali, che si ottengono dalla spremitura di semi, oppure si possono ricavare anche da altre parti delle piante, quali frutti, radici e fiori.

Vediamo insieme le tipologie di olio in commercio che vengono maggiormente usate nelle nostre cucine.

Olio di oliva

Estratto dalle olive e tipico dell’area mediterranea, l’olio di oliva è molto versatile e si presta naturalmente alla cucina del territorio, differenziandosi nel gusto in base alle aree geografiche di provenienza. Ma come si identifica la qualità di un olio di oliva? Bisogna calcolare la percentuale di acido oleico presente, che viene indicata come acidità. L’alta quantità di acidità non è un buon segnale, anzi, identifica un prodotto scadente, mentre quando l’acidità è bassa vuol dire che ci troviamo di fronte a un prodotto di qualità. L’olio di oliva è anche importante nella prevenzione del cancro ed è utile per chi soffre di colesterolo. In cucina si comporta bene nelle alte temperature, anche a 280 °C non brucia, ed è quindi molto adatto per le fritture. In base alla qualità, freschezza, acidità e lavorazione delle olive si possono distinguere 4 tipologie di olio d’oliva.

L’olio extravergine di oliva (o olio EVO) possiamo dirlo, è il migliore, con lo 0,8% di acidità ed è ottenuto direttamente dalle olive, mediante procedimenti meccanici. È il prodotto più naturale che si può ottenere, una vera e propria spremuta di olive.  Anche l’olio vergine di oliva è ottenuto con estrazione meccanica, ma presenta un’acidità del 2%.  L’olio di oliva invece ha un grado di acidità dell’1%, ma è un mix composto da oli di oliva raffinati e vergini in percentuali ancora non definite.

Olio di semi di arachide

La pianta da cui è estratto l’olio di semi di arachide è l’Arachis hypogaea. Appartiene alla famiglia delle leguminose ed è un ottimo alimento per prevenire le malattie cardiovascolari, vista l’alta presenza di acidi monoinsaturi e acidi linoleici e una ridotta quantità di colesterolo e di grassi saturi. 

In cucina è usato per le fritture, perché riesce a salire fino 220 °C, rimanendo abbastanza stabile.

Per il suo sapore neutro, è ottimo anche per le preparazioni dolci.

Olio di semi di girasole

Ottenuto da semi di Helianthus annuus è un olio che ha un’alta percentuale di vitamina E e di grassi polinsaturi.

Pensate che arriva al 75% di acido linoleico. È usato per cucinare, condire, preparare dolci e anche friggere, poiché riesce a resistere anche alle alte temperature.

Olio di semi di mais

Estratto dai semi della graminacea nordamericana chiamata Zea mais, l’olio di semi di mais è caratterizzato dall’alta presenza di acido linoleico, vitamina E, provitamina A, proteine e ferro. 

Poiché ha una bassa quantità di grassi saturi e insaturi, è ottimo per chi soffre di colesterolo, problemi di intossicazione e celiachia. Inoltre, è un’ottima fonte di energie. In cucina è molto usato per condire gli alimenti a crudo, anche se regge bene anche le fritture (arriva a 180 °C) e le cotture in padella.

Olio di semi di soia

Si tratta di un olio di origine asiatica, ricavato dalla soia, la leguminosa orientale che ormai tutti conosciamo. Contiene il 50% di acido linoleico e l’8%, di acido elinoleico, due acidi importanti per la salute del nostro organismo. 

Molto delicato, non reagisce bene agli sbalzi di temperatura e alla luce, perciò è consigliato conservarlo in frigorifero e in bottiglie opache.