"Starnutire è un’utile reazione protettiva delle vie aeree, che ci permette di liberarci da polvere e agenti esterni. Trattenere uno starnuto non è una buona idea, perché porta a un aumento della pressione dell'aria nei polmoni che, se non viene rilasciata, può causare emorragie, fratture, danni cerebrali e polmonari ."

Lo starnuto è un riflesso innato che consiste nella rapidissima espulsione di aria dai polmoni attraverso naso e bocca. È un riflesso di difesa che libera le vie respiratorie da corpi estranei come polvere e allergeni. Quando lo tratteniamo, però, l’aria che normalmente verrebbe espulsa dal naso, può accumularsi causando danni. In questi casi, infatti, la pressione dell’aria che tratteniamo aumenta notevolmente nei polmoni, nel torace e nella testa, e, se non viene rilasciata, può danneggiare anche i vasi sanguigni, portando a emorragie o addirittura danni cerebrali. Inoltre, la pressione può danneggiare la gabbia toracica, provocando fratture o lesioni ai polmoni. Sebbene queste lesioni siano rare, il rischio esiste, soprattutto in persone che potrebbero avere condizioni preesistenti. Quindi piuttosto che trattenersi è sempre meglio starnutire.

Starnutire senza opporre resistenza è di gran lunga più sicuro che trattenerlo, perché, anche se raro, il rischio di danni interni esiste: sono state infatti riportate diverse lesioni causate da starnuti trattenuti, la cui entità dipende dalla pressione che genera lo starnuto.

Ma scendiamo nel dettaglio
Le lesioni possono essere raggruppate in cardiovascolari e non cardiovascolari.

Le lesioni cardiovascolari derivano dal fatto che la pressione dello starnuto, se non sfogata, aumenta la pressione intra-toracica, rendendo difficoltoso l’afflusso di sangue al torace da distretti quali l’addome e la testa. Il sangue di questi distretti infatti deve vincere una pressione molto superiore al normale.
Questo improvviso aumento di pressione venosa può ripercuotersi sui capillari oculari, portando, nei casi più estremi, a emorragie minori o microfratture nelle orbite oculari. Talvolta si possono osservare anche effetti a livello cerebrale: la pressione del sangue che non riesce a scendere al torace, può essere dirottata verso i seni nasali e le piccole arterie del cranio, che rischiano così di danneggiarsi, provocando, in casi rari, emorragie intracraniche.

Nelle lesioni non cardiovascolari, a livello del torace, il pericolo deriva dal fatto che la pressione può spingere contro la struttura stessa del polmone e della gabbia toracica. In alcuni casi, il risultato può essere un piccolo collasso del polmone o la formazione di piccole sacche d’aria sotto la pelle, un fenomeno chiamato enfisema sottocutaneo. Sono persino state riportate fratture delle costole.

Sebbene queste lesioni siano talvolta avvenute in presenza di fattori di rischio, come pregresse fratture alle ossa del cranio o in pazienti con patologie polmonari, secondo una review pubblicata sull’American Journal of Rinology and Allergy, la maggioranza (65%) è avvenuta in individui senza fattori di rischio.

Articolo letto dal sito-geopop.it