A volte, come già successe ai discepoli sulla strada per Emmaus, Dio ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo, perché non lo riconosciamo. Lo invochiamo, Lo preghiamo, ma solo quando ci serve qualcosa.

E quando Lui risponde (perché risponde sempre, sappiatelo), noi siamo talmente impastati nei problemi per cui Lo abbiamo invocato, che non lo sentiamo.

Vi racconterò una storia, che vi darà molto bene il senso di quello che voglio dirvi. Un uomo molto religioso abitava in un villaggio. Un bruttissimo giorno, come sempre succede in tutti i villaggi del mondo, arriva una catastrofe.

In questo caso si trattava di un’alluvione e il villaggio stava per essere inondato completamente. L’uomo pio, allora, coraggioso e sicuro della sua incrollabile fede nel Signore, che mai gli avrebbe fatto accadere qualcosa di brutto, si rifugia al primo piano di una casa.

È allora che passa un altro uomo in un canotto, che gli dice: “Salvati, fratello, sali nel mio canotto”. Il nostro uomo, rifiutando fermamente disse: “No. Salvati tu. Il mio Signore verrà a salvarmi”.

I giorni passano e l’acqua sale e il nostro uomo si ritrova costretto a salire al secondo piano della casa. Passa una nave, perché ormai si naviga in quella catastrofe ormai chiara e dal ponte gli gridano: “Fratello, buttati, che ti recuperiamo e ti facciamo salire a bordo!”.

Ma lui, incrollabile nella sua Fede, con la effe maiuscola, rifiuta l’aiuto umano e risponde: “Uomini di poca fede, il mio Signore non mi abbandonerà mai, è già in cammino per venirmi a salvare”.

Passano i giorni, l’acqua sale ancora impietosa, da Diluvio Universale. Il nostro uomo è ormai costretto a rifugiarsi sul tetto, certo dell’imminente salvataggio. L’aiuto, stavolta, arriva dal cielo con la lettera minuscola: degli uomini gli gridano, provando a farlo ragionare: “Ti caliamo una corda, aggrappati a essa e mettiti in salvo”.

Ma l’uomo, nonostante l’acqua gli lambisse ormai le caviglie, trovò il modo di opporsi all’ennesimo aiuto, rispondendo: “Il mio Signore non mi farà mai morire miseramente, perché ho fede in Lui”.

Passano altri giorni. Il villaggio è ormai una distesa d’acqua sulla quale galleggiano relitti di quello che una volta era una fiorente comunità. Il nostro uomo, logicamente, è sotto quella considerevole massa d’acqua, dove riposa nel sonno eterno del giusto.

Si trovò quindi di fronte al Signore che lo guardava in modo amorevole e paterno, mentre lui ricambiava il suo sguardo nel modo più torvo e risentito a lui possibile. Fu allora che rivolse al Signore la domanda che l’angustiava: “Mio Signore, unica mia ragione di vita, non ho mai smesso di amarti, di riverirti, di pregarti, di ringraziarti, di promuovere la tua Parola ovunque…ma perché mi hai chiamato a te in questo modo così impietoso?”.

E il Signore, aprendo le braccia per accoglierlo, rispose: “Figlio mio, sono venuto in canotto, ma mi hai scacciato; in nave e hai fatto lo stesso. Ho provato a giungere dal cielo, sperando che calando dall’alto mi riconoscessi, ma tu anche quella volta mi hai rimandato indietro. Non è colpa mia se non eri sereno e non mi hai riconosciuto”.

Dio risponde alle nostre chiamate in molteplici modi, a volte inusuali, ma noi siamo distratti e non ci accorgiamo di Lui.